sabato 24 ottobre 2009

Summit privato Berlusconi - Putin per parlare di energia

La festa, che durerà tre giorni, trascorre nella favolosa residenza - le gambe delle sedie e i grifi sono d'oro -, sulla riva del lago Valdai, nei boschi a sud di San Pietroburgo. Nemmeno la visita reale della bella Rania di Giordania a Roma è riuscita a convincere Sivlio Berlusconi a cambiare il suo programma. Il primo ministro italiano è da martedì col suo omologo e amico Vladimir Putin in Russia.
Si tratta di una visita "segreta e privatissima", nella quale si berrà vodka e si parlerà di politica, affari e altre cose. In teoria, i due capi di governo si incontrano nella residenza sul lago Valdai per festeggiare i 57 anni del primo ministro russo (anche se li ha compiuti il 7 ottobre). M il tema centrale dell'incontro è l'energia, e più in cocnreto il gasdotto South Sream, la "joint venture" costituita dall'azienda petrolifera russa Gazprom e dall'italiana Eni. Un'alleanza che irrita gli stati uniti e preoccupa Bruxelles.
Ieri l'opposizione al governo Berlusconi ha qualificato la visita come " indegna di un paese democratico". "In che paese del mondo- si chiede Francesco Rutelli - può succedere che un primo ministro intraprenda un viaggio segreto per vedere il leader di uno dei paesi più importanti?". L'ex comunista Massimo D'Alema aggiunge ironico: "Berlusconi viaggia in Russia più dei vecchi vertici del PCI".
La certezza è che l'amicizia fra Putin e Berlusconi è solida. I rappresentanti dei due paesi Europei dove le mafie sono più potenti pattuirono nel 2003; durante una visita di Putin a villa Certosa, che l'Eni si sarebbe associata a Gazprom per sviluppare il progetto South Stream, un nuovo gasdotto che arriverà alla Bulgaria dal mar Nero russo.
Insieme a Veronica Lario, fra spaghetti e canzoni del celebre Mariano Apicella, Putin e Berlusconi si accordarono nel prolungare dal 2017 al 2017 la compravendita di gas (3000 milioni di metri cubi di metano) e decisero che questo sarebbe arrivato in Italia tramite una terza impresa.
La soluzione la diede un vecchio amico di Berlusconi, Bruno Mentasti Granelli, ex socio in Tele+ e capo presidente dell'acqua minerale San Pellegrino. Dopo aver venduto la compagnia dell'acqua Mentasti creò la società Central Energy Italia e diventò l'uomo di fiducia di Berlusconi e di Gazprom. Come ha pubblicato Il Sole 24 Ore, Central Energy è in realtà controllata "da soggetti russi, di cui molti legati a Gazprom".
South Stream si dividerà in due rami: uno arriverà a Brindisi (Puglia) attraverso la Grecia e il canale di Otranto, con una deviazione verso l'Albania; l'altro attraverserà la Macedonia, la Serbia e l'Ungheria e arriverà fino a Vienna. Lasciano fuori la Romania, che ora cerca disperatamente di unirsi al progetto.
Le paure degli Stati Uniti riguardo South Stream sono enormi. Nella sua prima intervista convessa a un media italiano, il nuovo ambasciatore statunitense a Roma, David Thorne, mostrò la sua preoccupazione per "l'eccessiva dipendenza energetica" italiana.

La stessa Gazprom ha calcolato che quando i due gasdotti saranno in funzione, la dipendenza energetica europea dalla Russia supererà il 33%.
L'esperto dell'università di Harvard Marshall Goldman ha avvertito che "tutti gli stati europei che si approvigioneranno di gas dai gasdotti russi saranno alla mercè della volontà del Cremlino".
Washington teme poi che South Stream inizierà a strangolare il gasdotto Nabucco, che conta il suo appoggio al quali so sono aggiunti in giugno la Bulgaria, la Turchia, la Romania, l'Ungheria e l'Austria alla presenza del presidente della commissione europea, Josè Manuel Barroso. Nabucco trasporterebbe il gas Russo all'Europa attraverso l'Azerbaiyan.
Il terzo progetto in discordia è North Stream, che deve unire la Russia con la Germania attraverso il Baltico e che potrebbe cominciare a portare gas dalla fine del 2011, se collaborassero i paesi costieri. La Svezia per il momento ha negato di cedere le sue acque territoriali.
Come ha informato un portavoce del governo Russo, l'ex cancelliere Gerhard Schroeder, presidente di North Stream, non partecipa alla festa di Putin e Berlusconi, come ha pubblicato il giornale della famiglia del primo ministro italiano, il Giornale. Nel 2007, quando era capo dell'opposizione, Berlusconi visitò due volte la Residenza di Putin e lì trattò sia con Schroeder che con Chirac, ex presidente francese.
Nella politica di Berlusconi verso la Russia non pare contare molto l'opinione del suo ministro degli esteri, Franco Frattini. Il Financial Times ha ricordato che l'Italia conosceva la preoccupazione degli Stati Uniti per il progetto South Stream la settimana scorsa, durante la visita del ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, a Washington. Frattini ha contestato dicendo che L'italia sta diversificando le sue importazioni, come mostra lafirma, lunedì a Milano, dell'accordo fra Eni e l'azienda petrolifera turca Calik per impiantare un altro gasdotto dal mar Nero Turco alla costa mediterranea. Igor Sechin, vicepremier russo, ha detto che la Russia è preparata a iniettare gas anche in questa tubazione.

La polemica dei servizi segreti

Il Corriere della Sera del 6 ottobre scorso raccontò che Berlusconi, "convinto che ci fosse un complotto internazionale contro di lui, vuole sapere chi dirige i suoi fili", e ha chiesto aiuto ai servizi segreti di una potenza amica ma non alleata.
la notizia precisava che, accusato per gli scandali e in aperta crisi istituzionale con gli altri poteri dello stato, Berlusconi fosse ricorso al so amico Vladimir Putin, ex membro del KGB.
Per 24 ore, Berlusconi non ha smentito questa informazione del principale quotidiano italiano, finchè alla fine si vide obbligato a farlo quando l'opposizione minacciò di interrogarlo in parlamento. Ma appena una settimana dopo, il periodico della famiglia Belusconi "il giornale" portò alla luce un vecchio dossier dei servizi segreti cecoslovacchi e accusò di spionaggio Corrado Augias, veterano comunista e oggi collaboratore de "LA Repubblica".
Come ha ricordato Giuseppe d?avanzo in questo giornale, alcuni uomini di fiducia di  Berlusconi rivelarono nelle ore precedenti la notizia del Corriere che il vero obiettivo di Berlusconi dell'aiuto di Putin fosse scoprire dato sopra il passato comunista del Capo di Stato, Giorgio Napolitano

Miguel Mora, da "El Pais" del 21 ottobre 2008
tradotto da Francesco Palmeri

4 commenti:

  1. Il vero problema, secondo me, è che, a parte i soggetti politici implicati nella vicenda, non c'è più l'Eni di Enrico Mattei ma un ente per la produzione di energia che non si distingue dal resto dell'Occidente nelle sue politiche di sviluppo e di sfruttamento. Basta leggere le dichiarazioni di qualche giorno fa dell'ad Scaroni a proposito della concessione ottenuta dall'Eni in una vasta area dell'Iraq: "Un bel boccone" e roba del genere... Ormai abbiamo preso un'altra strada... non bella; e lo scadimento del tono della vita politica nel nostro paese ne è soltanto lo specchio.
    Un saluto a tutti e a presto!
    Antonio

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  2. Concordo sul fatto che non c'è più l'Eni di Enrico Mattei e aggiungo: qui non ci troviamo di fronte ad una politica energetica ragionata, ponderata, ma solo all'ennesimo accordo che garantisce gli interessi, mi pare, dei due attori protagoisti dell'articolo. Si potrebbe poi aprire un dibattito sulle implicazioni strategiche di tale accordo, a livello di relazioni internazionali, ma faccio fatica a credere che ci sia un ragionamento di questo tipo alla base dell'accordo, per cui lo trovo inutile. Purtroppo, è il solito ritornello, il potere per il potere, alcuni giorni è davvero disarmante.

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  3. Ancora una cosa: non stupisce che gli USA esprimano perplessità, anche se non so immaginare se sia meglio dipendere da loro o dai russi. Su questa politica dell'energia, in ogni caso, già dieci anni fa Z.Brzezinski (stratega di Washington D.C.) parlava della necessità di togliere ai russi la possibilità di tenere sotto scacco in questo modo l'Europa. Certo Egli ragionava in chiave di potenza statunitense, ma al di là di questo l'osservazione può avere comunque un'utilità.

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  4. Già... il potere per il potere. A conferma di ciò e anche di quello che ho provato a spiegare nel primo commento cito una parte dell'articolo di Massimo Giannini uscito ieri, 26 ottobre 2009, su «la Repubblica Affari&Finanza»:
    «Venerdì scorso, presso la Corte di appello di Milano, è stato depositato ufficialmente il ricorso del gruppo Fininvest contro la sentenza del Tribunale di Milano che il 3 ottobre ha inflitto alla stessa holding della famiglia Berlusconi l’obbligo di versare alla Cir di De Benedetti 750 milioni di euro, a titolo di risarcimento danni per il Lodo Mondadori. Fin qui nulla di nuovo. L’atto di appello era annunciato, e dunque scontato. Quello che colpisce è che la stessa Fininvest ha presentato, insieme al ricorso, due documenti. Un parere sulla stima del danno derivante dall’immediata esecuzione della sentenza di primo grado, e una relazione di consulenza tecnica sulla determinazione del danno riconosciuto alla Cir. Ebbene, quest’ultimo atto reca, in calce, la firma del «professor Roberto Poli» e quella del «professor Paolo Colombo».
    Avete capito bene. Non si tratta di due casi di omonimia. Il primo è presidente dell’Eni. Il secondo è consigliere di amministrazione del medesimo «cane a sei zampe». Detto più chiaramente: nel ricorso sul Lodo Mondadori i consulenti tecnici della Fininvest, la cassaforte finanziaria della famiglia del presidente del Consiglio, siedono ai vertici del più grande gruppo industriale ed energetico del Paese, del quale per altro il governo (attraverso il Tesoro) è il maggiore azionista con il 20,3% del capitale».

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