martedì 10 novembre 2009

L’ordine giudiziario è un potere dello Stato

La recente riscoperta del disastro delle navi – colme di decine di migliaia di fusti di rifiuti tossici e radioattivi, provenienti dal nord Italia e dai maggiori paesi industrializzati d’Europa e d’America – affondate in varie zone a largo della penisola italiana e specialmente dinanzi alle coste calabresi ha confermato che il mezzogiorno d’Italia e il Mediterraneo sono stati condannati a diventare il centro dello sversamento di gran parte dei veleni industriali. Dopo decenni, grazie al tenace operato della magistratura, stanno finalmente riemergendo le vere responsabilità delle grandi industrie occidentali che, servendosi di spietate alleanze con mafie e apparati deviati dello Stato, accumulavano nei porti italiani gli scarti tossici dei processi di lavorazione industriale e li indirizzavano verso i paesi dell’Africa. Quando non riuscivano nel loro intento, queste squadre della morte erano costrette a riportare verso l’Italia le navi cariche di veleni che finivano per essere affondate al largo delle coste del nostro Paese, mentre i poteri criminali incassavano anche il premio di assicurazione delle navi affondate. Grazie al continuo lavoro di magistrati e giornalisti lentamente stanno riemergendo le verità sulla morte della giornalista Ilaria Alpi, uccisa in Somalia per aver scoperto il traffico di rifiuti tossici provenienti dall’Italia.
Ma il Mediterraneo non è stata l’unica rotta percorsa dai trafficanti di rifiuti: migliaia di tir gremiti di veleni hanno quotidianamente attraversato le strade dell’Italia, finendo la loro corsa scellerata nelle sue contrade più fertili, in quella che un tempo era chiamata Campania felix per la fecondità della sua terra, e nelle profonde valli della Calabria. Con quei rifiuti sono state avvelenate le colline, le valli, le campagne e le acque di tutto il mezzogiorno, e costruite le mura delle case dei cittadini che da Caserta a Crotone muoiono ogni giorno, silenziosamente, di orribili mali che mai fin’ora avevano così diffusamente colpito queste terre.
I poteri forti del nord Italia hanno tradito la loro missione industriale che consisteva nel produrre beni e servizi d’interesse generale, e accecati dal profitto hanno stretto un patto d’acciaio con mafia, camorra e ‘ndrangheta, per lo smaltimento illegale nelle regioni meridionali dei rifiuti tossici prodotti dalle loro industrie nonché provenienti dalle maggiori industrie dei paesi occidentali.
Il Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, ha confermato che il traffico di rifiuti tossici proviene dal nord Italia con meta nelle regioni meridionali. [inserire citazione giornale] In tal modo i poteri forti non solo hanno favorito la formazione del capitale finanziario delle cosche mafiose, ma hanno assoggettato il mezzogiorno ad uno spietato sfruttamento, rifeudalizzandolo ai loro fini.
Inoltre, i poteri forti della grande finanza del nord Italia, tradendo la causa del Risorgimento e dell’unità italiana, hanno associato le mafie nella perversa e criminale attività di gestione privata delle concessioni degli appalti pubblici, un’attività d’intermediazione finanziaria che il grande economista Pasquale Saraceno ha definito la vera causa della voragine del debito pubblico. Infatti, i grandi gruppi industriali del Nord, che avevano in concessione la gestione dei fondi pubblici e degli appalti per la realizzazione delle grandi opere, hanno condotto un’immensa attività di speculazione alleandosi con le mafie e corrompendo la classe politica. Grazie all’intermediazione finanziaria i concessionari hanno potuto aumentare enormemente il costo delle opere pubbliche, la cui realizzazione è stata spesso affidata in subappalto alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta, che per guadagnare hanno lavorato con materiali scadenti, senza alcuna attenzione per la sicurezza dei lavoratori, e che infine hanno sversato nei cantieri anche i rifiuti tossici. Quest’alleanza criminale non solo ha portato quindi alla devastazione dei bellissimi territori italiani e allo scempio del paesaggio, ma anche alla rapina di tutta la ricchezza nazionale e all’aumento vertiginoso del debito pubblico.
Dobbiamo ricordare che la storia ha già conosciuto e combattuto queste figure di speculatori, quando durante la Repubblica romana del II secolo a.C. prima Cesare e poi Ottaviano Augusto dovettero comprendere che il potere dei publicani stava minando l’integrità della Repubblica. I publicani, i concessionari dell’epoca, approfittarono del fatto che la Repubblica non fosse più in grado di gestire i servizi pubblici costituirono enormi società finanziarie ed ebbero la concessione della costruzione delle opere pubbliche e della loro manutenzione, nonché la gestione dei servizi pubblici. Il loro potere si era esteso in tutto l’impero, fino a diventare uno stato nello stato, e nacquero vere e proprie compagnie di imprenditori, potentissime organizzazioni capitalistiche che vennero ad avere immensa autorità in campo economico ed un’influenza politica fuori da ogni misura sia nelle provincie che nell’Urbe, e che furono la causa del collasso della Repubblica (vedi Onorato Bucci, “Le provincie orientali dell’impero romano”, pag. 260).
Questa storia serve a comprendere in modo lineare la tragedia che sta attraversando il nostro paese, e i poteri forti che lo dominano. Della distruzione dello Stato che avviene oggi per mano dei moderni publicani, i general contractor e i gestori di rifiuti, costituisce esempio significativo l’immane rapina compiuta dalle imprese che sono calate dal nord Italia e in combutta con le forze parassitarie ed illegali delle regioni meridionali e utilizzando una folla di professionisti disonesti, sono riuscite a compiere un grande sacco delle risorse statali con una legislazione subdola e perversa da loro stessi ispirata e architettata dai grandi studi legali che sanno tessere quei sistemi di leggi criminogene per mungere quella che Zanotti Bianco chiamava la “perduta gente” del mezzogiorno e le mammelle ormai rinsecchite dell’erario dello Stato, travolgendo finanche i risparmi postali dei pensionati depositati nella Cassa depositi e prestiti, ultimo forziere e succulento bottino da depredare.
La condanna a morte della Campania e del mezzogiorno, la pandemia scatenata dai veleni industriali, e le leggi perverse che stravolgono la legislazione italiana trasformando ogni norma che poteva arrestare i poteri forti della speculazione in norme che rendono pienamente legittimi gli atti già considerati illegali dalla legislazione ordinaria dello Stato, questa violenza sta spezzando l’Italia distruggendo l’Italia meridionale, terra che nei secoli ha generato uomini di cultura e di alto costume, che hanno contribuito con i loro sacrifici al Risorgimento italiano e alla formazione dello Stato unitario, ed oggi subisce la distruzione della scuola e la desertificazione della ricerca scientifica e umanistica, le cui risorse vengono prosciugate dai soliti poteri forti sotto il nome strumentale di ricerca tecnologica, tutta finalizzata ai profitti delle imprese private e alla rapina del capitale finanziario, e non per la formazione di scienziati e tecnici utili al vero progresso.
Venuti meno il sostegno e l’aiuto delle competenze professionali, ormai per la maggior parte omologate alle bande di affaristi e di consulenti disonesti, venuto meno quel costume morale prerogativa del ceto medio impoverito e ricacciato ai margini della vita sociale, l’ultima speranza per il Paese è che la magistratura si ricordi in ogni momento di essere uno dei poteri dello Stato, e che un potere dello Stato può rammentare al popolo che è suo dovere difendere la Costituzione e l’ordinamento giuridico insieme ai cittadini patrioti, e che le sentenze dei giudici sono le architravi della coscienza popolare o gli abissi di una purezza e di un rigore perduti. Aiutare i magistrati a rendersi consapevoli del loro ruolo significa difendere le tradizioni risorgimentali e lo Stato unitario contro l’anarchia costituzionale e contro il malgoverno.
C’è una fucina dove tutto si trasforma, dove si architettano e si formulano le leggi perverse riprendendo la legislazione fascista sulle opere pubbliche e compiendo ancora maggiori violazioni delle leggi fondamentali sulla contabilità dello Stato (neanche il fascismo aveva osato dare anticipazioni sul costo dei lavori, non aveva osato far pagare dai concessionari i collaudatori delle opere e non aveva mai osato assegnare le funzioni di stazione appaltante ai concessionari); c’è una fucina dove si influenza la nomina dei giudici più adatti a far arenare i processi e più inadeguati alle battaglie giudiziarie per il trionfo della verità; in questa fucina, che diventa una vera tregenda italiana governata da bande che Pasquale Saraceno definì coacervi di burocrati corrotti, di politici corrotti, di finanza corrotta associata con mafia, camorra e ‘ndrangheta con l’aiuto e la consulenza di professionalità omologate al sistema, in questa fucina ci sono forze diaboliche che riescono a sotterrare sotto cumuli di rifiuti tossici la memoria storica del nostro Paese e ad addormentare le coscienze degli scienziati meno combattivi.
Con la riforma del Titolo V della Costituzione si è verificato un rimpicciolimento generale della visione nazionale, un rimpicciolimento fatto di chiusure anguste, provinciali, che non permettono più di comprendere la portata nazionale di eventi storici fondamentali per la vita di tutto il Paese. In questo rattrappimento ogni processo storico fondamentale viene rimpicciolito e ridotto al rango di fatto provinciale e regionale. In questo momento il Processo “Fibe-Impregilo” ai concessionari della gestione dei rifiuti in Campania, che cerca di puntualizzare il marciume e la spietata empietà dei veri responsabili che hanno programmato con satanica crudeltà la morte del giardino d’Europa e minato la salute della popolazione, è un processo che ha il compito di ristabilire la verità storica davanti a tutta la nazione: la Campania è stata – ed è tutt’ora – vittima dei poteri forti del nord Italia, associati con il capitale finanziario di origine mafiosa e camorrista che la storia giudicherà e condannerà per aver scatenato nel mondo una guerra contro le ignare popolazioni pacifiche, una guerra più tremenda e crudele delle orrende guerre mondiali che hanno devastato l’Europa. Se il processo dei rifiuti in Campania si chiuderà assolvendo i colpevoli di questo disastro senza far emergere queste terribili verità sarà avvenuta una falsificazione storica le cui conseguenze saranno il fardello che opprimerà le future generazioni, poiché le pagine di questo processo sono – e resteranno – un tremendo documento storico. Se questo processo si chiuderà con una sentenza inadeguata e vile farà fare un passo indietro alla coscienza di tutti i cittadini italiani e dei cittadini campani che verranno convinti di essere responsabili del disastro sanitario e ambientale e di meritare la separazione dal resto del Paese. Infatti tra le gravi colpe dei poteri forti c’è quella di aver cancellato violentemente dalla memoria della popolazione italiana e meridionale il ricordo della secolare e spontanea consuetudine della città di Napoli e della Campania alla raccolta differenziata, descritta anche dal grande poeta tedesco Goethe nel suo Viaggio in Italia. Ma la raccolta differenziata disturbava e ostacolava i padroni degli inceneritori, che vedevano la raccolta differenziata come ostacolo ai loro profitti. Sarà più lungo e difficile nel caso in cui venga rimossa la verità da una sentenza incerta o dall’infamia di una prescrizione, riprendere il cammino per i cittadini napoletani e del mezzogiorno d’Italia, che verranno riprecipitati al livello di «perduta gente» come Zanotti Bianco definì gli abitanti di queste terre che pur stavano compiendo un grande sforzo per divenire cittadini e non più abitatori.
Questo processo è un grande documento storico che non solo incide e si pone al centro dell’educazione della popolazione italiana, ma deciderà anche della rinascita o della definitiva distruzione della memoria del Risorgimento che ha coinvolto in un unico sforzo per l’unità  milioni di uomini, uno sforzo che potrà andare avanti o essere ricacciato indietro di secoli. Mascherare la memoria storica significa sotterrare nei secoli l’umanesimo, il Risorgimento e lo Stato unitario, coprendoli di nuova terra mortifera fatta di rifiuti tossici, quegli stessi rifiuti tossici che oramai ricoprono le fertili campagne italiane.
Proprio per l’enorme portata storica di questo processo è tutta la magistratura a portare su di sé un’enorme responsabilità, la responsabilità di un’alternativa: o difendere l’Italia dalle forze criminali che vogliono distruggerla o consegnare nelle loro mani il Paese. Noi stessi dobbiamo continuare a sostenere la magistratura, in cui riponiamo la nostra fiducia, e ricordare in ogni istante che questo processo ha un valore immenso per la formazione e la coscienza storica delle nuove generazioni, e che per questo la libera stampa deve occuparsi di questi grandi processi storici con fermezza e coraggio, con spirito di verità e di responsabilità, affinché un’opinione pubblica libera, matura e consapevole possa realmente partecipare alla vita del Paese e sostenere i cittadini e i magistrati che ovunque combattono per la sua salvezza.
Se in questo grande processo la verità sarà celata da una vile sentenza, e se il popolo e i cittadini onesti perderanno la coscienza storica, verrà annullata ogni conquista e ogni sforzo del Risorgimento italiano per creare l’unità dello Stato e la crescita civile delle popolazioni, si scateneranno risse tra le regioni e l’anarchia generale sul territorio, e l’Italia diventerà una mera espressione geografica.

Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia

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